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2013

Ultimo Aggiornamento: 16/05/2013 21:24
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Città: MILANO
Età: 36
Sesso: Maschile
16/05/2013 21:24

Faceva freschino quella sera in quel box. Era la sera della resa dei conti, la sera dove ognuno avrebbe investito tutti i milioni a disposizione pur di accaparrarsi i pezzi pregiati sul mercato del Fantacalciocarnate.
Faceva freschino nonostante la serranda abbassata. All'improvviso un boato.SBAAAM.
Fa il suo ingresso in scena la Finanzacalcio, che sequestra i tabulati di tutte le società. Il brivido dalla pelle passa nel sangue e lo gela. Rimango inerme davanti a tutta quella carta che vola da una parte all'altra della stanza.
In breve tempo, il webmaster-magistrato, dopo essersi chiuso in camera di consiglio con gli altri soci, determina la pena.
-10 in classifica. Una pugnalata. Una montagna insormontabile, ma che dall'altra parte mi stimola e spera di stimolare anche i ragazzi in campo. Esce subito di scena Calaiò, il quale viene sacrificato per rientrare dalle spese eccessive. Il rischio di un crack era troppo elevato.

Si inizia a giocare. La parola quindi passa dalle aule di fantagiustizia al campo.
Va male. Va molto male. Il muro della penalizzazione è troppo alto da poter scavalcare; si prova a forarlo, a farlo saltare in aria. Ma niente, non si riesce a superarlo.
Per tutta la stagione si sta li a chiudere la classifica. "Sarà la solita annata fallimentare", dice sciur Alfonso, tifoso rossonero da sempre. "ma vedrete, ci tireremo su". Ma non ci sarà nessun miglioramento. La retrocessione è ormai matematica.
Parallelamente inizia il girone d' Europa. Noi sappiamo cosa voglia dire respirare quell'aria. Conosciamo l'ambiente bene, molto bene. Il gusto della vittoria lo abbiamo già provato. E riscattare il pessimo campionato fino a li disputato proprio in coppa sarebbe una goduria.
La prima giornata la passiamo alla radiolina, ad ascoltare i nostri avversari. Le loro mosse, le loro gioie o i loro dolori. Noi riposiamo, loro pareggiano tutti. Nessuno va in fuga, restiamo tutti li nel giro di un punto.

Tocca a noi: si comincia con il Real. E peggio di cosi non poteva andare. 3 a 0. Un altro brivido ci scorre lungo la schiena. Adesso si che assaporiamo la disfatta. E' il momento di rimboaccare le maniche e metterci al lavoro. Metterci sotto. Sudare. Faticare. Osare. E puntare tutto alla vittoria, per i tifosi. Per noi. Per La fantagiustizia, perchè non sarà lei a fermarci.
Terza giornata, PGU. Temibile formazione. Un osso duro. Prepariamo il match con precisione, con cura. Ma alle 18.01 la svolta. L' allenatore avversario deve aver sottovalutato l'avversario, preferendo una pennichella alla consegna della formazione. Ecco la svolta, eccola qui. Il destino ci ha fatto cambiare marcia, e lo farà anche più avanti. 3 a 0 il verdetto, stavolta il web-giudice ci da una buona notizia. Vittoria a tavolino, ripartiamo da qui ora.
La partita successiva ci vede impegnati tra le mura amiche contro lo Sporting, ancora in forma, con ancora in rosa l'uomo in più della prima parte di stagione. Lamela.
Passa tutto liscio però, li schiacciamo e trionfiamo per 3 a 1. Ora sta a noi. Ora ce la giochiamo all' ultima giornata.
L'avversario ora è uno di quelli da grande occasione. E' quello delle grandi battaglie. Delle battaglie vinte e di quelle perse. Ma qui non ci sono ne vinti ne vincitori. Almeno nei 90 minuti. L' 1 a 1 ci regala quel secondo posto nel girone che sembrava lontano. Ci permette di proseguire il cammino in Europa. Ci permette di continuare a coltivare il nostro sogno. Un sogno con le grandi orecchie.
Ciò che ci troviamo di fronte prima della finale è un avversario tosto. Molto in forma e con una rosa altisonante. Per di più la spinta dei propri tifosi è enorme. Si gioca l'accesso in finale a Parigi. Si, proprio nel loro stadio.
Ma l'andata si gioca da noi, e San Siro è incandescente. Finisce 3 a 1, decide una delle rivelazioni di stagione, quel Radu che fa impazzire tanto gli attacchi altrui. Partita perfetta la nostra, nessuno va sotto al 6.
Ma ci sono ancora 90 minuti da giocare. C' è un ritorno da giocare e per noi non sarà facile, lo sappiamo. Ma è qui che si ripresenta il destino. E' qui che l'errore tattico dell'avversario viene evidenziato sul tabellino. Quel centrocampista lasciato in panca, ha ripagato il mister con una tripletta. Inutile a questo punto. Finisce 3 a 2. Finisce con una rovesciata meraviglia di Amauri ed il solito gol di rapina di Emeghara. Siamo in finale. Siamo in finale.


I sacrifici hanno dato i propri frutti. Ora ci giochiamo davvero la gloria. Ci si gioca tutto contro chi come noi vuole diventare unico. Vuole diventare il primo bicampione carnatese.
La fortuna gira dalla nostra, e l'avversario è costretto a giocare con un centrocampo di rincalzo, lontanto da quello che l'ha portato a vincere lo scudetto qualche giorno prima. Si perchè loro sono i più forti in campionato. Quel campionato che a noi proprio non entra nel sangue, che quest anno ci ha visti lontani da qualsiasi tipo di festeggiamento o di felicità.
Solo fango per noi li. Anche quando arrivavano i 3 punti,negli occhi dei giocatori si leggeva rabbia. La rabbia per non poter vedere i propri colori lottare per qualche posizione più nobile. Ma la stessa rabbia che ci ha spinto qui a Parigi. Parc des Prince. L' aria è pesante. L'atmosfera è magica, come in ogni finale. Sopratutto nella Finale. Quella maiuscola.
La partita è un continuo studio tra i giocatori in campo. Nessuno prende iniziative, nessuno vuole concedere troppo all'avversario.
Sta scadendo il tempo, i rigori sono all'orizzonte. Sembra saranno loro a decretare chi salirà sull' Olimpo e chi finirà all'inferno.
E invece no. Succede che l' Athletico entra in area. Contrasto con la difesa avversaria. L'arbitro non ha dubbi ed indica il dischetto. Scena già vista. Scena già giocata 3 anni fa. Allora fu Viviano l'eroe di giornata. Fu lui a parare il tiro decisivo che ci permise per la prima volta di sederci al tavolo degli Dei del calcio. Adesso è Candreva che ha il peso della responsabilità sulle spalle. Prende la rincorsa, tira con freddezza, gol. E' il 93'. Sugli spalti la gente esplode. Il popolo rossonero è in delirio. L'arbitro non fa nemmeno battere il centrocampo. Finisce cosi. 1 a 0. Incidiamo di nuovo il nostro nome sull'argento dalle grandi orecchie. Siamo ancora vivi. Siamo ancora in cima a tutti. Siamo unici. Siamo i primi. I primi a scriverlo per la seconda volta sul trofeo. COME NOI NESSUNO si legge sulle maglie indossate dai giocatori al termine del match.

"ci tireremo su" diceva l' Alfonso. E non si sbagliava.
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